Caro E.,
oggi è un giorno particolare e molto importante. In questo giorno si ricorda una delle più orrende follie compiute dall'uomo verso se stesso. Avrai e avremo modo di parlare della storia di questa follia, ma nel tuo primo giorno della memoria mi piacerebbe scriverti qualcosa sulla dignità.
Te lo voglio scrivere ora, proprio in questo giorno, per rubare un piccolo pezzo del libro Se questo è un uomo di Primo Levi perchè racchiude la definizione più intensa ed emblamitica che sono riuscito a trovare di questa meravigliosa parola.
[...] Ma questo ne era il senso, non dimenticato allora né poi: che appunto perché il Lager è una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare; che anche in questo luogo si può sopravvivere, e perciò si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza; e che per vivere è importante sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l’impalcatura, la forma della civiltà. Che siamo schiavi, privi di ogni diritto, esposti a ogni offesa, votati a morte quasi certa, ma che una facoltà ci è rimasta, e dobbiamo difenderla con ogni vigore perché è l’ultima: la facoltà di negare il nostro consenso. Dobbiamo quindi, certamente, lavarci la faccia senza sapone, nell’acqua sporca, e asciugarci nella giacca. Dobbiamo dare il nero alle scarpe, non perché cosí prescrive il regolamento, ma per dignità e per proprietà. Dobbiamo camminare diritti, senza strascicare gli zoccoli, non già in omaggio alla disciplina prussiana, ma per restare vivi, per non cominciare a morire.
In questo ricordo della "lezione" ricevuta da Steinlauf, Primo Levi mi ha regalato la più potente immagine della dignità, mostrandomi la sua natura autentica e mettendomi in guardia da facili fraintendimenti. Voglio condividere con te questo pensiero allora.
La dignità non si dona e non si riceve, la dignità è. La dignità esiste anche dove non esiste niente, anche dove l'uomo prova ad annientare l'uomo, anche dove la follia toglie il nome alle persone. In tutta la privazione, in tutto il tentativo di ridurre l'uomo a niente la dignità persiste, la dignità può persistere. La dignità è essenza e l'essenza non ha forma, non ha titolo, non ha nome, non ha religione, etnia, credo politico. La dignità è una scelta e se tu, caro E., sceglierai di essere dignitoso, cioè sceglierai di essere, sarai in possesso di qualcosa di indistruttibile. Tu sei l'unica minaccia alla tua dignità, solo tu te ne puoi privare, solo tu puoi rinunciarvi.
Ci tengo molto a questa immagine descritta nel libro perchè mi ha aiutato a capire a fondo la definizione che puoi trovare su un qualsiasi dizionario:
Rispetto che l'uomo, conscio del proprio valore sul piano morale, deve sentire nei confronti di sé stesso e tradurre in un comportamento e in un contegno adeguati.
Oggi ho l'impressione che si associ la dignità e ancora di più il suo aggettivo, dignitoso, alla forma, all'aspetto, all'apparenza e ogni volta che mi sento di cadere in questo abisso ritorno a Steinlauf. Ritorno al ritratto nudo della dignità, ritorno a quel valore sul piano morale. Ritorno all'uomo privato di tutto, che senza niente mantiene la sua dignità, il suo rispetto per se stesso.
Per questo ho voluto scriverti oggi e per questo ho voluto scriverti di questo episodio che potrà sembrarti lontano, forse assurdo o magari estremo. Ma è proprio all'estremo che puoi trovare il nucleo del significato delle cose: la dignità è essenza di ognuno, indistintamente.
Non confondere la dignità con la resposnabilità delle tue azioni, ma agisci riconoscendo sempre la dignità di chi hai di fronte. Questo è l'altro aspetto di cui ti voglio scrivere qui oggi. Se è vero quello che ti ho scritto sopra è anche vero che le tue azioni possono andare a minare la consapevolezza della dignità degli altri. Con le azioni si possono portare le persone a rinunciare alla propria dignità. Ma sappi che disconoscere la dignità altrui è il primo passo per rinunciare alla tua, provare a classificare la dignità non riconoscendone il valore assoluto è il primo passo per creare la disuguglianza e la discriminazione. Poi la maschererai con tutte le bugie che vorrai.
La dignità è il denominatore su cui costruire relazioni di rispetto, è la base su cui ricostruire un torto, è l'anima della vera uguaglianza. Proprio per il suo valore assoluto non ha bisogno di intermediazione, di garanzie o di notai. Guardarsi negli occhi e riconoscere la dignità nell'altro è la fine di ogni avversità. Scoprire il senso vero della dignità ti può aiutare a costruire relazioni autentiche e preziose. Ma non solo. Scoprire il senso della dignità ti può aiutare a perdonare, essere perdonato e a ricostruire ciò che si è rotto[1]. Prendersi cura della propria responsabilità, ma consci della propria dignità, è l'atto della riconciliazione e della ricostruzione.
C'è chi ha provato a distruggere l'umanità, ad annietare l'essere umano. Oggi ricordiamo chi è morto per questa follia, ma tu ricorda anche la lezione di Steinlauf. Ricorda e metti sempre al primo posto la dignità: errore dopo errore, torna sempre alla dignità. In questo modo non trasformerai gli errori in orrori.
Ventisette ossa,
trentacinque muscoli,
circa duemila cellule nervose
in ogni polpastrello delle nostre cinque dita.
È più che sufficiente per scrivere Mein Kampf
o Winnie the Pooh.
A presto, M.